"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica". 

"Ah! scusa", fece il piccolo principe. 

Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: 

"Che cosa vuol dire <addomesticare>?" 

[...] "E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..." 

"Creare dei legami?" 

"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me,

non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te.

E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.

Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro.

Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo". 

[...] "La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'.

Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata.

Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri.

Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra.

Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica.

E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste!

Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..." 

La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe: 

"Per favore... addomesticami", disse.